Diagnosi a Dracula: la scienza dietro al mito del vampiro

🔰 Introduzione

E se le leggende sui vampiri avessero un fondo di verità? Quella dei vampiri è una delle leggende più affascinanti e spaventose della cultura umana. Da secoli, questi esseri hanno terrorizzato l'immaginario collettivo, suscitando paura e fascino al tempo stesso. In questo articolo esploreremo il vampiro da una prospettiva scientifica, cercando di gettare luce sulla sua nascita nel folklore e sulla sua trasformazione in un'icona della letteratura e del cinema.

In questo articolo scoprirai:

  • 🔎 Le origini e caratteristiche del mito del vampiro in diverse culture e come questo mostro si è evoluto nel corso dei secoli, influenzando anche l'arte e la letteratura
  • 🔎 La storia di Bram Stoker, l'autore che ha fatto nascere la figura del Conte Dracula, dalla sua infanzia segnata da problemi fisici fino alla sua carriera come scrittore
  • 🔎 La possibile correlazione tra le porfirie, un gruppo di rare sindromi genetiche, e le caratteristiche del vampiro, come la fotosensibilità, l'anemia e le deformità fisiche

Proseguendo con la lettura, ti parlerò delle antiche origini dei vampiri, della vita di Bram Stoker e del significato simbolico e sociale del personaggio di Dracula. Infine, ti descriverò una teoria intrigante che collega le caratteristiche del vampiro alle porfirie, cercando di fornirti una spiegazione scientifica alle sembianze terrificanti di questa creatura leggendaria.

Credits @ Davide Benesso & Dall-E 3

🧛 Il vampiro: un mostro leggendario

Il vampiro è una creatura mostruosa, facente parte del folclore di numerosi popoli in tutti i continenti, che tormenta e uccide le sue vittime suggendone l'essenza vitale.

Le caratteristiche di questo essere sono diverse nelle diverse culture, ma è quasi sempre identificabile in un non-morto che, tornato dalla tomba, morde il collo ai vivi al fine di nutrirsi del loro sangue.

Breve storia della nascita del mito del vampiro

La paura che i morti possano risvegliarsi dalle loro tombe è sempre esistita, come testimoniano ritrovamenti archeologici di età preistorica: in molti siti di sepoltura è possibile ritrovare ossa frantumate, paletti conficcati nei cadaveri o grosse rocce a ricoprire le salme.

I defunti, specie quelli per morte violenta, dovevano incutere davvero timore ai nostri antenati. I rumori causati dalla fuoriuscita di gas dai cadaveri, il fatto che i deceduti per morte violenta avessero ancora gli occhi aperti e il ritrarsi di gengive e pelle che sembravano far crescere denti e unghie dovevano apparire terrificanti agli occhi degli uomini del passato.

La testimonianza più antica di creature vampiresche è una tavoletta babilonese conservata al British Museum sulla quale è incisa una formula magica che serve a proteggere da demoni succhia sangue chiamati "etimmé".

"Lamia" di Herbert James Draper, 1909. Le Lamie erano figure femminili che, secondo la mitologia greca, rapivano giovani uomini per nutrirsi del loro sangue.

Risalendo la storia è possibile trovare vampiri nelle tradizioni assire, egizie, ebraiche, greche, celte, romane, germaniche, slave ed orientali. Da questi miti la leggenda del vampiro si è diffusa fino ad arrivare nel Seicento ad una vera e propria epidemia di casi, documentati dettagliatamente fino alla fine del 1700.

Nella tradizione secolare al vampiro sono stati attribuiti diverse caratteristiche sovrumane che hanno lo hanno reso, oltre che immortale, in grado di trasformarsi in un pipistrello, di ipnotizzare o di volare.

Questa creatura così misteriosa e spaventosa ha influenzato anche l'arte, con il contributo di scrittori come Joseph Sheridan Le Fanu ("Carmilla", 1872), John William Polidori ("The Vampyre", 1819), Anne Rice (con il ciclo "Cronache dei vampiri", 1976-2003), senza parlare dei numerosi film ispirati alla figura vampiro e di Dracula.

Fotogramma tratto da "Nosferatu" di Friedrich Wilhelm Murnau, 1922. Considerato uno dei capisaldi del cinema espressionista, ispirato a "Dracula" di Bram Stoker.

Bram Stoker: colui che diede vita al Conte

Nato a Dublino, in Irlanda, l'8 novembre 1847, terzo di sette figli, Abraham Stoker (ma chiamato affettuosamente in famiglia solo "Bram"), era figlio di un impiegato statale nell'ufficio della segreteria del castello di Dublino.

Afflitto fin dalla nascita da grossi problemi fisici, visse un'infanzia solitaria fino ai sette anni, anche se ciò non contribuì minimamente a scalfire la grande forza di volontà e l'instancabile tenacia, coniugata ad una notevole fiducia in sé stesso, che mai lo abbandonarono.

Il sonno senza fine e la resurrezione dei morti; questi due temi furono di grande importanza per Stoker, costretto a trascorrere la maggiore parte della sua infanzia in un letto. La sua guarigione apparve miracolosa ai medici che lo avevano in cura e da quel momento Stoker condusse una vita normale.

Contrariamente a quanto potrebbe far intendere una certa tradizione che vuole gli scrittori intrisi di cultura umanistica, la sua formazione fu di tipo scientifico, culminata con una laurea a pieni voti in matematica al prestigioso Trinity College di Dublino.

A conclusione degli studi, sviluppò un grande interesse per la letteratura ed il teatro. Tale fu la sua passione che arriverò anche a lavorare, seppur non a tempo pieno, addirittura come critico teatrale per il "Mail", acquistando la fama di severissimo stroncatore. Fra una recensione e l'altra fu costretto ad arrotondare con un lavoro più stabile e regolare: quello di impiegato nell'amministrazione pubblica.

Bram Stoker nel 1906.

La frequentazione teatrale gli aprì comunque le porte del bel mondo. Conobbe così l'attore-produttore Henry Irving (famoso all'epoca per l'interpretazione di Frankenstein, personaggio partorito dalla mente della scrittrice Mary Shelley) e lo seguì a Londra, diventandone amico e consigliere.

Nel dicembre del 1878, grazie anche alle sue straordinarie doti dirigenziali e alla sua grande intelligenza, Bram Stoker diventò organizzatore del Royal Lyceum Theatre di Irving a Londra, con molto sgomento della sua famiglia, e iniziò a scrivere racconti e testi teatrali del tutto conformi alle mode del tempo, sempre in bilico fra l'effetto grandguignolesco e il feuilleton che imperava sulle riviste popolari.

Lo stesso anno Stoker sposò l'ex fidanzata di Oscar Wilde, l'irlandese Florence Anne Lemon Balcombe, che George Du Maurier, autore di Trilby, descrisse come una delle tre donne più belle che avesse mai visto.

La collaborazione con Irving fu molto importante per lo scrittore: grazie a lui conobbe sia James McNeil Whistler che Arthur Conan Doyle e poté viaggiare per il mondo. Pochi sanno che si dedicò in questo periodo (1881) anche alla letteratura per l'infanzia, per la quale scrisse una raccolta di storie per bambini, pubblicata con il titolo di "Sotto il tramonto".

Fu durante questo periodo che cominciò a concentrarsi seriamente sulla scrittura. Ispirato probabilmente dalla novella vampirica di J. Sheridan Le Fanu, "Carmilla", cominciò a lavorare al manoscritto intitolato "Il mondo vivente", che fu infine pubblicato in 3000 copie come "Dracula", nel giugno del 1897, l'anno del Giubileo di Diamante della Regina Vittoria. Bram Stoker morì il 20 aprile 1912 a Londra dove fu sepolto.

Nascita di un capolavoro dell'horror

"Dracula" è senza ombra di dubbio l'opera letteraria che meglio ha consacrato e delineato le caratteristiche del mostro succhiasangue. Il romanzo horror rese Dracula il più famoso vampiro della storia.

Stoker affermò che l'idea definitiva del libro gli fu data da un incubo avuto dopo una scorpacciata di gamberi in insalata in compagnia del professore ungherese Arminius Vambery che gli aveva raccontato la storia del principe rumeno Vlad III di Valacchia (Sighisoara, 2 novembre 1431 - dicembre 1476) , detto "Tepes", l'impalatore, poiché quello era il supplizio a cui usualmente condannava i propri nemici.

Ritratto di Vlad III

Il padre Vlad II fu chiamato "Dracul" il cui significato era "dragone" dato che questi era il simbolo del suo ordine, l'"Ordine del Dragone" (ordo draconistarum), creato nel 1408 da Sigismondo di Lussemburgo, re d'Ungheria, per proteggere la Cristianità e lottare contro i Turchi.

Per questo il figlio venne chiamato in romeno "Draculea", "discendenza di Dracul", ma in rumeno il termine "Dracul" poteva essere interpretato anche come "diavolo". Vlad III divenne dunque "Dracula", cioè "figlio del diavolo".

Questo personaggio venne trasfigurato da Stoker nel Conte Dracula, il protagonista del suo racconto, le cui sembianze fisiche furono ispirate da quelle del sempre pallido, gentile e magnetico amico Henry Irving, di cui era anche agente e segretario.

Stoker, sotto la guida di Vambery, si documentò scrupolosamente, trascorrendo ore e ore a consultare i libri e le mappe del British Museum finché non trovò tutto quello che gli serviva per "costruire" (il termine è quanto mai esatto) il suo romanzo.

Vlad visse nei Carpazi, fra la Transilvania e la Valacchia, area geografica che fu sempre fucina di superstizioni straordinarie dove, esercitando la sua sanguinaria tirannia, fece la sua parte per alimentarle e rinforzarle. Il castello di Bran, nelle vicinanze di Brasov, aveva le caratteristiche, l'aspetto, l'età e l'ubicazione per essere il miglior candidato alla abitazione del vampiro di Stoker.

Foto del Castello di Bran. I Cavalieri Teutonici lo iniziarono a costruire, all'epoca come costruzione in legno, ai primi del XIII secolo. Dopo la distruzione ad opera dei mongoli nel 1242, il Re Sigismondo del Sacro Romano Impero ordinò la costruzione di un castello in muratura nel 1377, attorno al quale si sviluppò il villaggio di Bran. Il castello si trova sulla vetta di un ripido colle e domina un passaggio strategico tra la Transilvania e la Valacchia.

Dracula, l'eroe anti-vittoriano

Stoker ha creato una sorta di super-vampiro, mescolando tutte le
caratteristiche del vampiro. Dracula ha molti poteri: può controllare il meteo, comandare animali quali lupi, pipistrelli e ratti ed inoltre tramutarsi in nebbia, pioggia o animali.

Dracula è un mostro morale e fisico, infatti la sua descrizione non è quella del vampiro romantico, ma più quella di un vero mostro.

La copertina della prima edizione di "Dracula" di Bram Stoker.
Il suo volto aquilino -decisamente aquilino-; il naso sottile con una gobba pronunciata e narici stranamente arcuate; la fronte nobile e spaziosa, i capelli radi sulle tempie, ma abbondanti sulla testa. Le folte sopracciglia quasi si congiungevano sul naso, e i ciuffi parevano arricciarsi tanto erano abbondanti. La bocca, per quel che si scorgeva copertina della prima sotto i baffi, era rigida, e con un profilo quasi crudele. I denti, bianchi e stranamente aguzzi, sporgevano dalle labbra il cui colore acceso rivelava una vitalità stupefacente per un uomo dei suoi anni. Le orecchie erano pallide, appuntite, il mento ampio e forte le guance sode anche se scavate. Tutto il suo volto era soffuso di un incredibile pallore. Alla luce della fiamma avevo già osservato il dorso delle mani poggiate sulle ginocchia, e mi erano sembrate bianche, esili; ma vedendole ora più da vicino, non ho potuto fare a meno di notare che erano mani piuttosto rozze-larghe, con le dita a spatola. Strano a dirsi, c'erano peli al centro del palmo.

(Da "Dracula" di Bram Stoker)

Il vampiro deve il suo fascino ad un grande paradosso, perché pur non essendo (più) un essere umano, è il più straordinario degli esseri umani. Vive da anni, spesso da secoli. In qualche occasione, perfino da millenni.

Ha assistito in prima persona agli eventi storici più importanti. Ha memoria delle pulsioni umane e degli affetti di quando era in vita. Riconosce, insomma, il mondo e le persone che lo circondano.

Il vampiro è un morto vivente, ma non è affatto come uno zombie privo di memoria, intelligenza o sentimenti. Il vampiro non è altro che un uomo immortale e libero dalle briglie della moralità e delle convenzioni sociali.

Il vampiro, in fondo, rappresenta tutto ciò che noi, almeno una volta nella vita, abbiamo sognato di essere. Quindi è facile riconoscere nell'opera dell'irlandese Bram Stoker, pubblicata per la prima volta nel 1897, una sottile analisi della società vittoriana.

"Dracula", romanzo epistolare destinato a diventare uno dei romanzi horror più popolari di tutti i tempi, era in realtà una metafora delle repressioni di un'epoca in cui sesso, sensualità spensieratezza e spontaneità venivano censurate.

Dracula è il perfetto eroe antivittoriano, in quanto personificazione delle qualità opposte all'Età Vittoriana. E' uno straniero ed il figlio di una cultura superstiziosa che era in contrasto con lo spirito razionale del tempo. E' inoltre un membro dell'aristocrazia decadente che era totalmente irrispettata dalla nuova classe media democratica.

Il nutrirsi di sangue acquista anche il significato del "privilegio di sangue" di una antica stirpe che garantisce il potere. Egli è il rappresentante di una classe che sembra morta,ma che minaccia sempre di risorgere per sovvertire la modernità.

Ma Dracula ha un limite: mantiene l'elemento aristocratico e la sua forza solo nel proprio ambiente transilvano, mentre nel momento in cui si trova davanti alla modernità (Londra) ne viene respinto ed espulso.

Questo finale non basta al socialista Stoker: Dracula morirà a pochi passi dalla salvezza, fuori dalle mura del suo castello. Ma siamo proprio sicuri che non ritornerà?

Un fotogramma che ritrae Bela Lugosi in "Dracula" di Tod Browning, 1931.

💉 Porfiria: la malattia di Dracula?

Prendendo in considerazione la figura del Conte Dracula come migliore rappresentazione del vampiro è possibile effettuare un'indagine, alla ricerca di una spiegazione scientifica alle sue sembianze terrificanti.

Esistono infatti sbalorditive connessioni tra i sintomi causati da alcune patologie e le caratteristiche del vampiro, forse portate dall'esperienza in campo medico che Stoker conseguì in giovane età.

Le porfirie sono un gruppo di rare sindromi cliniche, largamente a carattere ereditario e determinate da mutazioni nei geni, legate alla carenza di uno specifico enzima della biosintesi della porfirina e dell'eme, gruppo prostetico dell'emoglobina.

Sono scatenate generalmente dall'assunzione di farmaci, dall'effetto di ormoni endogeni o dall'ingestione di sostanze che causano effetto tossico.

Biosintesi e struttura del gruppo eme

L'eme è un pigmento chimico porfirinico contenente un atomo di ferro ed è il componente funzionale non proteico (cioè il gruppo prostetico, mentre la componente proteica è detta apoproteina), delle emoproteine, le quali sono presenti in tutti i tessuti come emoglobine, mioglobine e citocromi.

Questa molecola deve la sua importanza al fatto che può legare l'ossigeno, sia in forma molecolare che in altri composti (biossido di carbonio CO2, monossido di carbonio CO, H2O, ecc) proprio grazie all'atomo di ferro.

Immagine rappresentante la via biosintetica del gruppo eme.

La via biosintetica dell'eme è raffigurata nell'illustrazione: gli otto differenti enzimi che catalizzano le tappe sequenziali di questa via metabolica sono numerati da 1 a 8 e vengono brevemente descritti qui di seguito (se sei un appassionato di chimica, espandi la sezione con un click). Il primo enzima e gli ultimi tre si trovano nei mitocondri; gli enzimi intermedi sono localizzati nel citosol.

Mostrami la via biosintetica del gruppo eme

  1. L'ALA sintetasi, il primo enzima della via biosintetica dell'eme, catalizza la condensazione della glicina e del succinil-coenzima A per formare ALA. L'enzima è localizzato nella membrana mitocondriale interna e richiede la presenza del cofattore 5'-piridossal-fosfato. Geni differenti codificano per l'ALA sintetasi eritroide e per quella non eritroide.
  2. L'ALA deidratasi, un enzima citosolico, converte due molecole di ALA in un monopirrolo, il PBG, mediante la rimozione di due molecole di acqua. Il piombo inibisce l'attività dell'ALA deidratasi allontanando lo zinco (metallo essenziale per l'attività enzimatica) dall'enzima. Il più potente inibitore di questo enzima è il succinilacetone, un analogo strutturale dell'ALA che si trova nelle urine e nel sangue dei pazienti affetti da tirosinemia ereditaria.
  3. La PBG deaminasi catalizza la condensazione di quattro molecole di PBG per formare un tetrapirrolo lineare, l'idrossimetilbilano (HydroxyMethylBilane, HMB). Esistono due isoenzimi della PBG deaminasi; uno è presente esclusivamente nelle cellule eritroidi e l'altro si trova in quelle non eritroidi. Le due isoforme della PBG deaminasi sono codificate da differenti RNA messaggeri (mRNA) che vengono trascritti da un singolo gene tramite trascrizione e splicing alternati. Il porfirinogeno III cosintetasi catalizza la formazione di uroporfirinogeno III dall'HMB. Questo passaggio prevede un riarrangiamento intramolecolare che inverte l'orientamento dell'anello D (l'anello pirrolico terminale situato all'estremità destra della molecola dell'HMB mostrata nell'illustrazione), seguito dalla chiusura della molecola macrociclica con formazione di uroporfirinogeno III. Quando questo enzima è carente, l'HMB può andare incontro alla chiusura spontanea del macrociclo senza inversione dell'anello D, con formazione di uroporfirinogeno I.
  4. L'uroporfirinogeno decarbossilasi, un enzima citosolico, catalizza la decarbossilazione sequenziale delle quattro catene laterali carbossimetiliche dell'uroporfirinogeno III (una porfirina octacarbossilica) per formare eptacarbossilporfirina, esacarbossilporfirina, pentacarbossilporfirina e, infine, coproporfirinogeno III (una tetracarbossilporfirina). Questo enzima può inoltre metabolizzare l'uroporfirinogeno I in coproporfirinogeno I.
  5. La coproporfirinogeno ossidasi, un enzima mitocondriale delle cellule dei mammiferi, catalizza la rimozione del gruppo carbossilico e di due atomi di idrogeno dai gruppi propionici degli anelli pirrolici A e B del coproporfirinogeno III per formare gruppi vinilici nelle medesime posizioni, così da ottenere il protoporfirinogeno. Questo enzima non è in grado di metabolizzare il coproporfirinogeno I.
  6. L'ossidazione del protoporfirinogeno IX a protoporfirina IX è mediata dalla
    protoporfirinogeno ossidasi, che catalizza la rimozione di sei atomi di idrogeno dal nucleo del porfirinogeno.
  7. La ferrochelatasi catalizza l'inserimento del ferro nella molecola della protoporfirina, il passaggio finale della via biosintetica dell'eme. L'enzima non è specifico per il ferro e può catalizzare l'inserimento nella molecola anche di altri metalli, come lo zinco.
  8. I prodotti intermedi di questa via metabolica sono contenuti all'interno delle cellule e quindi in condizioni normali vengono escreti solo in piccole quantità. Essi differiscono notevolmente l'uno dall'altro per dimensioni molecolari, solubilità e altre caratteristiche. L'ALA, il PBG e i porfirinogeni (esaidroporfirine, cioè porfirine allo stato chimico ridotto) sono incolori e privi di fluorescenza. La protoporfirina, l'intermedio finale della via metabolica, è l'unico intermedio a essere una porfirina ossidata.

Cause della porfiria eritropoietica epatica

Tra le diverse tipologie di porfirie, causate da deficit di diversi enzimi nella biosintesi dell'eme, quella eritropoietica ereditaria è quella la cui sintomatologia si avvicina di più alla descrizione del vampiro, a causa delle gravi ed evidenti anomalie che causa al malato.

Questa rara disfunzione, anche detta CEP (Congenital Erythropoietic Porphyria) o morbo di Günther, dal nome del suo scopritore, è dovuta a un deficit dell'enzima uroporfirinogeno III cosintetasi, causata da un errore nel gene che ne codifica la sintesi.

L'insufficienza di questo enzima provoca un considerevole accumulo del suo substrato, l'idrossimetilbilano (HMB). L'HMB in eccesso viene convertito (ciclizzato) non enzimaticamente in uroporfirinogeno I e poi enzimaticamente in coproporfirinogeno I. I porfirinogeni di tipo I non sono precursori dell'eme e quando si accumulano vengono ossidati spontaneamente nelle corrispondenti porfirine, di pigmenti di colore rosso acceso.

Le porfirine in eccesso si accumulano nel midollo osseo principalmente allo stadio maturativo di cellula eritroide, quando la sintesi dell'emoglobina è più attiva. Ciò provoca emolisi e inoltre accorcia la sopravvivenza degli eritrociti circolanti.

Clicca sull'immagine per vedere le foto di Miron Fide, una donna affetta da malattia di Günther.

Sintomi della "sindrome del vampiro"

Alcuni casi sono relativamente lievi, con esordio della sintomatologia in età adulta, infatti la gravità della patologia dipende dalle mutazioni presenti in ogni paziente e dall'entità del deficit enzimatico.

Il soggetto malato presenta un evidente pallore causato da una forte anemia emolitica e da disordini della milza, fotosensibilità, causata dall'accumulo di porfirine (che si attivano ad una lunghezza d'onda di 400nm) a livello sottocutaneo, con conseguenti arrossamenti, ustioni, edemi ed eritemi delle zone esposte e formazione di bolle, lacerazioni, cisti, vesciche, cicatrici ed ispessimento della cute.

L'anemia stimola il midollo osseo a produrre una maggior quantità di cellule eritroidi cariche di porfirine, aumentando così la produzione di porfirine e perpetuando l'emolisi e la fotosensibilità. Non sono rare alterazioni dei lineamenti del volto e della forma degli arti, specialmente delle dita.

Le alterazioni della pigmentazione e l'ipertricosi su mani e volto sono comuni. Le porfirine si depositano inoltre nel fosfato di calcio dei denti (determinandone una colorazione bruno-rossastra in trasparenza definita eritrodonzia, molto evidente alla luce ultravioletta) e delle ossa, che subiscono spesso una grave demineralizzazione.

"Amore e dolore" di Edvard Munch, 1895. Conosciuto anche come "Il vampiro".

In alcuni casi la porfiria può causare anche retrattilità della gengive che, associata all'eritrodonzia fanno sembrare i denti un qualcosa di inumano. Alla luce di queste informazioni è facile intuire perchè "vampiri", orrendamente deformati, evitino di riflettere la propria immagine negli specchi.

Un malato di Porfiria può occasionalmente avere forti disturbi neurologici, come forti paralisi che lasciano il soggetto in uno stato di catalessi anche per giorni, in uno stato di morte apparente. Non sono rari nel passato i casi in cui un malato di porfiria si svegliava durante l'estremo saluto mentre era comodamente sdraiato dentro ad una bara.

Nel passato i famigliari dei malati di porfiria, credendo di fare il bene del proprio caro, lo invitavano insistentemente a bere sangue bovino o suino per ovviare il pallore e la malattia in generale. Questo però, contrariamente a ciò che si sperava di ottenere, non solo metteva in pericolo il malato esponendolo ad altre malattie, ma scatenò l'azione della Chiesa che inquisì tutti i malati di Porfiria perché associati alle forze nefaste della Bibbia.

Da questo nasce l'avversione del vampiro per la Chiesa ed il rifiuto del Crocifisso e dell'Acqua Santa. Infine, il malato di porfiria dovrebbe evitare di mangiare l'aglio, che peggiora lo stato della patologia favorendo l'accumulo di tossine nel sangue. Farmaci, ormoni (diversi dall'eritropoietina endogena) e fattori nutrizionali (diversi dalle carenze vitaminiche che possono danneggiare il midollo osseo) hanno scarsa influenza sulla malattia.

Un fotogramma di "Bram Stoker's Dracula" di Francis Ford Coppola, 1992.

🏁 Conclusioni

Il mito del vampiro continua a vivere nelle nostre menti, alimentando la nostra immaginazione e sfidando la razionalità. Attraverso la storia e la letteratura, il vampiro è diventato una figura complessa, capace di rappresentare i nostri desideri più oscuri e le nostre paure più profonde. Il vampiro rimane una creatura enigmatica e affascinante, capace di resistere al passare del tempo e di continuare a tormentare le nostre notti con il suo fascino oscuro.

Punti chiave

  • 🔑 Il mito del vampiro ha radici profonde nelle tradizioni culturali di diverse civiltà e ha influenzato notevolmente l'arte e la letteratura
  • 🔑 La figura del Conte Dracula si è rivelata un'icona antivittoriana, un simbolo di ribellione alle restrizioni sociali e morali
  • 🔑 La possibile connessione tra le caratteristiche vampiresche e le porfirie offre un'affascinante prospettiva medica sul fenomeno

Se sono riuscito ad intrigarti con il mistero che avvolge la figura del vampiro, unisciti a me in questo viaggio tra mito e realtà, e condividi questo articolo con chiunque sia interessato al mondo affascinante dei vampiri e della scienza. La verità potrebbe essere più sorprendente di quanto pensi.

Credits @ Davide Benesso & Dall-E 3

📚 Fonti

Parole chiave

  • Mattia del vampiro
  • Dracula di Bram Stoker
  • Porfiria eritropoietica congenita

🤷 Domande e risposte

Qual è l'aspettativa di vita di una persona affetta da porfiria?

L'aspettativa di vita di una persona affetta da porfiria può variare notevolmente a seconda del tipo specifico di porfiria e della gravità dei sintomi. Alcune forme di porfiria possono essere gestite con trattamenti adeguati, consentendo una vita relativamente normale. Tuttavia, in casi gravi o non trattati, la porfiria può essere potenzialmente letale.

La porfiria è causata dalla consanguineità?

La porfiria è principalmente causata da mutazioni genetiche ereditate dai genitori. Non è necessariamente causata dalla consanguineità, anche se il rischio di ereditare mutazioni genetiche può aumentare se ci sono antenati comuni tra i genitori.

Chi è più suscettibile di sviluppare la porfiria?

La porfiria può verificarsi in individui di qualsiasi etnia o sesso. Tuttavia, alcune forme di porfiria possono essere più comuni in certi gruppi etnici. Ad esempio, l'acuta porfiria è più frequente nelle donne e spesso si sviluppa tra i 15 e i 45 anni.

In quale etnia la porfiria è più comune?

La porfiria non è limitata a una specifica etnia. Le mutazioni genetiche che causano la porfiria sono state riscontrate in persone di diverse etnie in tutto il mondo. Ad esempio, la porfiria acuta può verificarsi sia in europei che in persone di altre origini etniche.

Quali membri delle famiglie reali sono stati affetti dalla porfiria?

Alcuni membri delle famiglie reali europee, come la Regina Vittoria e sua figlia, la Principessa Vittoria di Prussia, sono stati riportati come affetti da porfiria. Tuttavia, è importante notare che tali diagnosi storiche potrebbero non essere completamente accurate o basate su conoscenze mediche contemporanee.

Quali persone famose sono affette dalla porfiria?

Nonostante alcune speculazioni storiche, non ci sono prove concrete che dimostrino che persone famose specifiche siano state affette dalla porfiria. La diagnosi della porfiria è spesso basata su prove mediche specifiche e non è sempre possibile fare affermazioni definitive sullo stato di salute di persone storiche.

Cosa succede alle persone con porfiria oggi?

Le persone affette da porfiria oggi possono ricevere una varietà di trattamenti per gestire i sintomi e migliorare la loro qualità di vita. Questi trattamenti possono includere terapie farmacologiche, modifiche della dieta e, in casi gravi, il trapianto di fegato. Il trattamento è personalizzato in base al tipo e alla gravità della porfiria.

Le persone continuano ancora oggi a sviluppare la porfiria?

Sì, le persone continuano ancora oggi a sviluppare la porfiria. Sebbene alcune forme di porfiria siano rare, i casi di porfiria vengono diagnosticati in tutto il mondo. La ricerca medica continua a migliorare la comprensione della malattia e ad offrire migliori opzioni di trattamento per chi ne è affetto.